Dal borgo al parco divertimenti: cosa ci insegna Civita di Bagnoregio sul rischio del turismo di massa
Negli ultimi decenni, il turismo ha assunto un ruolo sempre più centrale nello sviluppo dei territori rurali e storici, soprattutto in quelle aree che conservano un’identità forte e un patrimonio culturale e paesaggistico intatto. Ma quando il turismo si trasforma in turismo di massa, i benefici possono rapidamente lasciare il posto a dinamiche che mettono a rischio l’autenticità dei luoghi e la qualità della vita di chi ci abita. È il caso, emblematico, di Civita di Bagnoregio: un borgo trasformato in “non-luogo”, privo ormai di vita quotidiana, dove il visitatore non trova più un paese, ma un’attrazione a pagamento.
Civita è diventata un simbolo.
È l’esempio perfetto di come una località di rara bellezza possa finire per vivere solo del proprio mito, svuotandosi della sua funzione originaria. Con pochi residenti stabili, botteghe convertite a negozi di souvenir e accesso vincolato a un biglietto, Civita è oggi una vetrina. Non è più un borgo vissuto, ma un palcoscenico. Il flusso continuo di turisti ha reso impossibile mantenere una dimensione umana, e la narrazione costruita intorno al luogo ha preso il sopravvento sull’identità reale. È il trionfo del turismo come consumo, dove il visitatore non è più ospite ma cliente, tipico del turismo di massa.
Ecco allora che viene naturale porsi una domanda: vogliamo che anche i nostri borghi – Pitigliano, Sorano, Manciano – imbocchino la stessa strada?
Per ora, la nostra area conserva una vitalità che altrove si è persa.
Pitigliano è ancora abitata da chi ci è nato, le vie di Sorano non sono ancora invase da flussi ininterrotti di visitatori, e nei vicoli di Manciano si respira ancora la quotidianità di un paese vivo. Tuttavia, i segnali di una trasformazione in corso ci sono. Il boom degli affitti brevi, il proliferare di attività pensate esclusivamente per il turista, il rischio di un racconto “facile” e accattivante del territorio, tutto questo potrebbe portarci verso lo stesso destino di Civita dominata dal turismo di massa.
Il punto è che la differenza tra turismo sostenibile e turismo di massa non sta nei numeri in sé, ma nella qualità delle relazioni tra chi arriva e chi abita. Sta nel rispetto dei ritmi, degli spazi, delle persone. Un turismo che si limita a scattare foto e a consumare esperienze preconfezionate non lascia ricchezza, ma solo usura.
Come guida ambientale, mi scontro ogni giorno con il desiderio di far conoscere questi luoghi meravigliosi, e con la consapevolezza che non possiamo sacrificare la loro essenza in nome del profitto immediato. L’autenticità non si può “vendere” senza perderla. Servono scelte coraggiose: pianificazione, limiti ai flussi nei periodi di maggiore pressione, valorizzazione delle aree interne e meno conosciute, educazione al paesaggio.
Pitigliano, Sorano, Manciano: tre borghi unici, incastonati nella pietra e nella storia. Non lasciamoli diventare scenografie a causa degli effetti negativi del turismo di massa. Facciamo in modo che restino luoghi vissuti, non vetrine. Perché la vera bellezza non si compra: si custodisce.
Vuoi essere parte del cambiamento?
Se ami questi luoghi, vivili con rispetto. Scegli di visitare fuori stagione, cammina invece di correre, ascolta chi qui ci vive. Evita di contribuire al turismo di massa e sostieni le realtà locali che proteggono il territorio, partecipa a esperienze lente e autentiche. Il futuro dei nostri borghi non dipende solo da chi ci abita, ma anche da chi li attraversa.